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La chiesa di S. Maria di Canneto: dalle antiche costruzioni all’attuale ristrutturazione generale

Quando nel luglio 1978, a due mesi circa dall’inizio dei lavori di ristrutturazione generale del Santuario, venne a Canneto la Commissione Centrale dell’Arte Sacra con sede a Roma per un sopralluogo al vecchio complesso al fine di poterne autorizzare la demolizione, in sintonia con gli altri enti preposti alla tutela dell’ambiente, un alto prelato all’uscire di chiesa mi disse: “Non c’è nulla. Potevate eliminare anche la facciata”. Voleva intendere ovviamente che nel tempio non “c’era nulla di artistico” che andava conservato.

Invece, in una domenica di ottobre dello stesso anno, quando il vecchio Santuario era già in gran parte abbattuto, una pia devota di Civitella Alfedena, pur plaudendo al grande progetto che si andava realizzando, con le lacrime agli occhi disse queste parole: “Eppure quelle vecchie mura ci erano tanto care!”.

Due considerazioni antitetiche, ma egualmente vere: l’una proveniva dalla mente dell’esperto, che guardava esclusivamente allo stile, all’estetica e alla statica dell’edificio sacro, estraneo del tutto alle esperienze spirituali qui avvenute. L’altra sgorgava dal cuore, cioè dall’insieme dei ricordi e dei sentimenti di un’anima, che in quella medesima chiesa aveva goduto momenti particolari di comunione con Dio e con la SS.ma Vergine.

“Non c’era nulla di artistico”. Infatti la chiesa di Canneto era tutto un mosaico di costruzioni, aggiunte l’una dopo l’altra, l’una accanto all’altra, secondo le necessità dei tempi, senza un progetto unitario ed organico, con alcuni spazi essenziali interposti non utilizzabili o riconducibili a una funzione liturgica precisa e per giunta con mura perimetrali fatiscenti e senza fondazioni, come è risultato proprio dalla demolizione.

Non c’erano poi all’interno elementi architettonici d rilievo, come archi, capitelli, fregi, stucchi e tanto meno affreschi o pitture da salvare. La medesima facciata n stile rinascimentale, che poi è rimasta, è opera del secondo decennio del secolo appena trascorso (1923-27). L’unico nucleo antico è il nartece o pronao, che è stato conservato. Difatti le sue volte a crociera, in pietra, sono del ‘500.

Ma il vecchio Santuario è stato abbattuto, non perché “non c’era nulla di artistico”, ma per la sua stessa sopravvivenza, in quanto con il passare del tempo si rivelava a prova dei fatti sempre più inadeguato alle esigenze di ricettività e di accoglienza, anche le più elementari, di un pellegrinaggio in continua crescita, specie dopo l’arrivo della strada carrozzabile a Canneto (1960) e si sentiva la necessità ognor più incalzante di sostituirlo con un complesso (chiesa e forestia) più grande, più organico, più funzionale e statisticamente più sicuro.
Se la chiesa con i suoi annessi fosse rimasta sostanzialmente com’era, riuscendo a conciliare strutture nuove e vecchie (ma le varie soluzioni tendenti a tale scopo, lungamente vagliate e sofferte, non furono possibili), a parte che essa avrebbe dovuto fare i conti con il terribile sisma del maggio ’84, che ha avuto il suo epicentro proprio nel massiccio del Meta, le sarebbe stato precluso per sempre ogni sviluppo futuro. Ma su questo aspetto tornerò nel corso della trattazione.

“Eppure quelle vecchie mura ci erano tanto care!”. Pure questo era altrettanto vero, non solo per la pia devota di Civitella Alfedena, ma anche per molti altri pellegrini, affezionati al Santuario fin dall’infanzia. Era la voce del cuore e della memoria, delle gioie spirituali vissute nella vecchia chiesa e della riconoscenza alla Vergine SS.ma per tante grazie qui ricevute per sua materna intercessione e perciò ogni angolo, anzi ogni pietra, dell’antica costruzione aveva un suo linguaggio, un suo fascino.

Ma proprio in ossequio e rispetto a questi nobili e delicati sentimenti del popolo, a questi forti richiami e legami con il passato, che si è conservata la facciata con l’antico nartece sottostante.
E per ricordare indelebilmente non solo “quelle vecchie mura tanto care”, ma anche le persone che le hanno costruite, ampliate e conservate durante i secoli con amore e dedizione, e i sacrifici che sono stati compiuti da tutti: rettori, amministratori, eremite, fedeli e per gran parte del secolo scorso, pur se in modo graduale e sempre più impegnativo, anche dai vescovi diocesani, è nata in me l’idea di questo “excursus” storico incentrato unicamente sulle vicende della chiesa di Canneto, come edificio sacro.


Tratto dal libro di Mons. Dionigi Antonelli • La chiesa di S. Maria di Canneto: dalle antiche costruzioni all’attuale ristrutturazione generale

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