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Saccheggio ed incendio delle due città

T1 giubilo di ambedue gli eserciti Romani fu raddoppiato dalla notizia della vittoria dell’altro. I consoli, di comune accordo, concessero il saccheggio delle due città ai rispettivi soldati, e poi fecero appiccare il fuoco alle case vuotate. In uno stesso giorno Aquilonia e Cominio andarono in fiamme, ed i consoli, fra le scambievoli congratulazioni delle legioni e loro proprie, unificarono i due accampamenti.

Alla presenza dei due eserciti, prima Carvilio elogiò i suoi soldati e consegnò loro le ricompense, a ciascuno secondo il proprio merito, poi Papirio, la cui azione era stata più complessa, tanto sul fronte, che presso gli accampamenti ed attorno alla città, donò corone e bracciali a Spurio Nauzio, a Spurio Papirio, suo nipote, a quattro centurioni e ad un manipolo di astati. Nauzio fu premiato per lo stratagemma, col quale aveva gettato il panico nell’esercito nemico come se avesse avuto un grande esercito, il giovane Papirio per i servigi resi colla cavalleria sia durante la battaglia, sia nella notte quando aveva molestata la fuga dei cavalieri Sanniti usciti di soppiatto da Aquilonia, i centurioni ed i soldati perché per primi avevano occupato la porta e le mura di Aquilonia, ed infine donò a tutti i cavalieri cornetti e bracciali d’argento per diver- si atti di valore.
Dopo ciò i consoli si riunirono a consiglio e, pur essendo ormai tempo di ritirare dal Sannio i due eserciti, o per lo meno uno, sembrò invece molto mi- glior partito quello d’insistere tanto nell’accanimento ed andare al fondo, quanto più catastrofica era la di- sfatta del nemico, in modo da poter consegnare ai loro successori un Sannio del tutto debellato. Ora che il nemico non aveva più alcun esercito che potesse combattere in campo aperto, era rimasto un solo genere di guerra, cioè l’assedio delle città, con la cui distruzione si potevano arricchire di preda i soldati e dare il colpo di grazia ad un nemico ridotto ormai a combattere per l’estrema difesa delle cose più care, gli altari ed L. focolari domestici.
Pertanto mandarono la relazione ufficiale delle loro imprese al Senato ed al popolo Romano, e poi, per direzioni diverse, Papirio mosse alla conquista di Sepino, e Carvilio a quella di Velia.
Il rapporto dei consoli fu appreso con giubilo immenso sia dal Senato che dal popolo, e l’esultanza fu festeggiata con una pubblica solennità di quattro giorni, a gara con la partecipazione privata.

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