Una descrizione dettagliata della storia e dello sviluppo del borgo di Casalvieri, situato nella Valle di Comino in Italia, la posizione geografica del borgo e le sue frazioni. Le prime popolazioni che hanno abitato la zona, i Volsci, l’arrivo dei Romani durante le guerre Sannitiche. Una cronologia della formazione della città, a partire dal primo documento che menziona il nome Casalvieri nel 1017 fino all’aggregazione alla Contea di Arpino nel XIV secolo. Il testo prosegue con una descrizione dello sviluppo urbano del XVIII secolo e delle vicende storiche durante il periodo borbonico e post-unitario.
L’importanza strategica di Casalvieri
La zona dove sorge il borgo di Casalvieri è una delle aree strategiche della Valle di Comino, poiché controlla lo stretto passaggio, lungo il fiume Melfa, che dalla medesima valle porta alla media valle del Liri con sbocco a Roccasecca.
Oltre a Casalvieri centro, il comune ha due borgate: Roselli e Purgatorio ed una novantina di contrade o piccole frazioni. Il nome deriva dalla denominazione dell’insediamento medioevale: Casa Silverii oppure Casa Ulivieri.
I Volsci sono stata la prima popolazione preitalica che ebbe il controllo della Valle di Comino anche se il loro dominio durò poco perché annientati dai Sanniti che, nella loro lenta espansione verso terre più fertili, entrarono in rotta di collisione con gli interessi Romani provocando la 1a guerra Sannitica nel 354 A.C.
È ormai storicamente provato che l’inizio della grande espansione romana verso sud, coincise con la vittoria sulla confederazione Sannita nella 3a guerra Sannitica (che secondo Livio iniziò nel 298 a.C.).
Le origini del nome Casalvieri
Il nome Casalvieri compare per la prima volta in un documento dell’anno 1017, datato 5 Maggio, giorno in cui i fratelli Pandolfo IV e Pandolfo II cedettero il territorio della città di S. Urbano all’abbazia di Montecassino, retta dal loro fratello, l’abate Adenolfo.
In questo documento viene citato per la prima volta il nome Casa Selberi, da cui poi deriverà Casalvieri, il nome attuale della cittadina che si inizierà a formare, come aggregazione urbana, proprio durante la fase dell’incastellamento, intorno, al Castello di Selberi, come conferma un successivo documento del 1064.
La città medievale di Casalvieri
Dell’antica città medievale restano poche interessanti tracce come la cinta muraria e due torri, posizionate agli angoli nord e ovest.
Nel 1076, l’Abbazia di Montecassino ricevette in dono Casalvieri. In precedenza, l’Abbazia aveva già fondato due piccoli monasteri nella zona, situati oggi al confine tra Casalvieri e Casalattico: Sant’Angelo Pescomascolino e San Nazario. Questa zona era fitta di insediamenti religiosi benedettini. Sant’Angelo apparteneva ad un prete di Casa Selveri di nome Pietro, il quale nel 1032 lo donò a Montecassino.
Nel XI secolo, si costruì attivamente un castello, in quanto il territorio era di importanza strategica. Successivamente, nel 1215, il castello fu donato da Federico II insieme alle città di Schiavi (Fontechiari) e Casale (Casalattico) a Innocenzo III. Nel XIV secolo, il castello fu unito alla Contea di Arpino, e questo atto di unificazione rappresentò una decisione attiva da parte dei governanti dell’epoca. Nel 1461 divenne nuovamente possedimento pontificio, per poi ripassare definitivamente al Re di Napoli nel 1472. Da quell’anno in poi, le sue vicende seguirono quelle del Ducato di Sora, amministrato dal 1580 al 1796 dai principi Boncompagni.
Nel corso del XVIII sec. si assistette ad un interessante sviluppo urbano e demografico, che favorì la costruzione di chiese e palazzi signorili, lo sviluppo di nuclei abitati rurali (i casali) e il restauro di mulini e del ponte sul fiume Melfa.
Il periodo borbonico e post-unitario
Non possono certo tacersi, inoltre, le vicende storiche legate al periodo borbonico ed al successivo periodo post-unitario, durante i quali Casalvieri e la Valle fecero parte della Terra di Lavoro (Provincia di Caserta). Fasi che contraddistinsero la vita delle popolazioni locali soprattutto per il perpetuarsi delle condizioni di povertà e per l’esplodere del fenomeno del brigantaggio.