Picinisco è un comune situato su un’altura rocciosa a 725 metri s.l.m. in Valle di Comino, con una superficie di 6000 ettari, gran parte dei quali appartenenti al Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise.
Il Monte Meta, un gruppo montuoso che si estende dal Sangro al Volturno, si erge con vette che superano i 2000 metri, e con i suoi fianchi a picco, divide il panorama in due settori: uno verso il versante abruzzese-molisano e l’altro verso il versante laziale.
Le cime più importanti sono il Monte Petroso (2.249 m), Monte Altare (2.174 m), Monte Tartaro (2.191 m), Torretta di Paradiso (1.976 m), Monte a Mare (2.124 m), Metuccia (2.105 m), Monte Forcellone (2.030 m), Monte Cavallo (2.039 m) e Monte Mare (2.020 m).
Storia e origine del nome di Picinisco
Il nome di Picinisco è incerto, ma ci sono prove di presenza umana antica con iscrizioni e mura poligonali dei Sanniti e dei Romani.
Durante il Medioevo, il comune seguì le sorti delle vicine città di Atina e Alvito, di cui faceva parte della giurisdizione politica. Il primo documento che menziona Picinisco risale al 1017, quando i principi di Capua Pandolfo III e Pandolfo IV concessero la chiesa di San Valentino, situata ai confini della Contea Cominense, al Monastero di Montecassino. Nel 1054, il paese fu incastellato da Oderisio II e Rainaldo III, conti dei Marsi.
Il territorio di Picinisco divenne parte del Regno delle Due Sicilie nel giugno 1150, quando Ruggero il Normanno conquistò il mezzogiorno d’Italia per la corona di Napoli. Per tre secoli, dal 1193 al 1503, varie dinastie straniere, tra cui Normanni, Svevi, Angioini, Aragonesi, Francesi e Spagnoli, causarono sconvolgimenti, guerre e tumulti nel territorio del Cominense.
Durante il susseguirsi delle dinastie sul trono di Napoli, le contrade del Cominense vennero cedute a diverse casate, con Picinisco che passò tra i d’Aquino, Cantelmo, Borgia, Navarro, Cadorna, Matteo di Capua e infine ai Gallio.
Nel Cinquecento, la presenza dei briganti a Picinisco (dal 1590) minacciò la pace della zona. Anche alla fine del Settecento si ripresentò questo fenomeno, ma con un carattere diverso, dopo l’unificazione d’Italia. Nel 1927, il regime fascista eseguì una vasta riforma amministrativa e trasferì Picinisco dalla provincia di Terra di Lavoro alla Regione Lazio, facendola diventare parte della nuova provincia di Frosinone.
Storia durante la Seconda Guerra Mondiale
Durante la seconda guerra mondiale, Picinisco fu colpito dalle conseguenze dell’occupazione da parte dei soldati tedeschi. La località, situata sulla Linea Gustav, subì rastrellamenti di ebrei rifugiati e sfollamento degli abitanti. Il paese venne bombardato e sottoposto a molestie. La liberazione avvenne il 29 maggio 1944, quando il paese fu liberato dalle truppe italiane.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale, una crisi economica seria causò una forte emigrazione, riducendo drasticamente il numero di abitanti e lasciando molte frazioni disabitate.
Nel 1984, Picinisco fu colpito da un terremoto di magnitudo 5.9 che danneggiò il centro storico.