Prima dell’impiego dei motori elettrici e fino a quando la portata del fiume è stata abbastanza regolare per tutto l’anno (fino agli anni 50/60, quando gran parte del flusso idrico fu dirottato verso l’Olivella per alimentare una centrale idroelettrica), l’intero corso del Melfa era caratterizzato dalla presenza di decine di mulini che sfruttavano la forza motrice dell’acqua .
Le “mole” , adibite alla molitura del grano e del granturco, necessitavano pertanto di un canale di adduzione che partiva dal Melfa e che raggiungeva il mulino stesso. In prossimità di esso l’acqua veniva raccolta in un invaso (in dialetto chiamato “lago”), ottenuto scavando il terreno. Esso veniva talvolta completato in muratura e poi impermeabilizzato con argilla. Dall’invaso, l’acqua veniva fatta cadere su una ruota a pale posta a quota inferiore che girando, tramite ingranaggi riduttori, metteva in moto le pesanti macine in pietra all’interno del mulino.
Ebbene, l’ultimo tratto del Melfa nel territorio di Casalvieri (di circa 2 Km), prima che esso si addentri, a valle, nelle impervie gole oltre la contrada Plauto, si caratterizza per la presenza di ben 4 mulini la cui costruzione, in qualche caso, risale al medioevo.
Il più antico sembra essere il Mulino della Limata nato, a parere dello scrivente, dalla trasformazione della piccola chiesa di S. Maria della Limata (di cui non si ha più traccia ma che è attestata già all’inizio dell’XI sec.), quando essa divenne, nei primi anni del ‘400, insieme con il vicino Monastero di S. Angelo di Pesco Mascolino, Grancia (azienda agricola) del Monastero benedettino di S. Nazario che, pure, si trova a breve distanza. La presenza di tanti mulini, da tempi remoti, in questo breve tratto del Melfa, ha dato il nome ad una delle contrade un tempo più popolose e ricche di Casalvieri, Casal delle Mole, caratterizzata da terreni pianeggianti, irrigui e, appunto, dalle tante “mole”.
Le mole lungo il Melfa a Casalvieri