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Museo Archeologico di Atina e della Val di Comino

Il Museo Archeologico di Atina e della Val di Comino è situato in un’ex struttura scolastica dal prospetto classico che si affaccia su via Vittorio Emanuele II. Costruito negli anni Venti del secolo scorso a spese del cittadino Giuseppe Visocchi, l’edificio è stato dedicato a lui.

Oltre al Museo, l’edificio ospita la Biblioteca Comunale, che dispone di un settore ricco dedicato alla storia e all’archeologia locali. Nel corso degli anni, l’attenzione per il patrimonio archeologico di Atina è stata mantenuta grazie all’attività dell’associazionismo culturale locale, che ora collabora attivamente nella divulgazione e valorizzazione insieme agli Enti.

La collezione museale, originariamente ospitata nel salone del Palazzo Ducale, si è arricchita recentemente in termini di numero e qualità dei reperti archeologici. Questi reperti non provengono solo da Atina, ma sono risultato di ricerche e scavi in altri comuni della Valle di Comino.

La Soprintendenza Archeologica per il Lazio e le Amministrazioni Comunali della Valle del Liri hanno giocato un ruolo significativo nello sviluppo del Museo. I materiali provenienti dagli scavi del Santuario italico di Pescarola (nel comune di Casalvieri) e dalla necropoli di Ominimorti (nel comune di San Biagio Saracinisco) sono confluiti al Museo di Atina grazie a queste attività.

Il percorso espositivo, inaugurato nella nuova sede nel 1997, è caratterizzato da una vasta gamma di ceramiche preromane in impasto, inclusi anforette costolate “Alfedena”, olle ovoidi della cultura arcaica della Valle del Liri e eleganti brocche (oinochoai) in argilla depurata e bucchero, testimonianza della penetrazione commerciale etrusca in queste zone interne.

Tra i reperti più antichi e preziosi spiccano i bronzi del periodo orientalizzante (VIII-VII sec. a.C.) rinvenuti ai piedi dell’abitato in località San Marciano. Questi bronzi, oggi conservati al Museo Pigorini, sono rappresentati da alcune riproduzioni esemplificative (pendagli antropomorfi e zoomorfi, bracciali, fibule a foglia traforata) che evidenziano la produzione metallurgica e la presenza di gruppi aristocratici dominanti ad Atina.

L’elemento distintivo del periodo preromano è la tradizione metallurgica locale, evidente nelle numerose armi in ferro e bronzo, come le punte di lancia e i puntali di giavellotto noti come sauroteres, insieme a accessori dell’equipaggiamento del guerriero e morsi di cavallo in ferro. Questi elementi rivelano lo spirito combattivo delle popolazioni italiche, come i Sanniti, che occuparono l’agro atinate prima della conquista romana del 293 a.C.

Al Museo Archeologico di Atina sono state ricostruite due sepolture provenienti dalle necropoli di San Biagio Saracinisco: una più antica (VI sec. a.C.) con uno scheletro integro di un guerriero e un ricco corredo, e un’altra più recente (IV-III sec. a.C.) con copertura a doppio spiovente detta “a cappuccina”. Quest’ultima conteneva una sola ciotola a vernice nera che accompagnava i resti esigui del defunto.

Attraverso il lapidario, il museo offre uno sguardo sulla vita della popolazione e della società della città diventata romana e del suo territorio circostante. Epigrafi e pezzi scultorei di età repubblicana e imperiale consentono un viaggio virtuale tra i monumenti urbani e suburbani dell’Atina romana, un centro popoloso noto come praefectura florentissima anche secondo Cicerone. Tra le lapidi si possono trovare iscrizioni di cittadini, liberti e schiavi, come quella di Munnia, una sacerdotessa di Cerere, del questore locale Gaio Timinio Gallo e del benemerito cittadino Tito Elvio Basila, che donò generosamente per il sostentamento dei giovani atinati.

Museo Archeologico di Atina e della Val di Comino

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