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Settefrati, Chiesa di Santo Stefano Protomartire

La prima notizia che si ha della chiesa di Santo Stefano Protomartire risale al 1347, epoca in cui aveva già titolo di chiesa collegiata, cioè di chiesa guidata ed officiata da un collegio di canonici, e di arcipretura, ovvero retta da un arciprete. Essa sorse originariamente come cappella di culto annessa al castello medievale, di cui oggi rimane a testimonianza una delle torri, a poca distanza dalla chiesa. L’edificio poi si ampliò fino a comprendere tutto lo spazio originariamente occupato dal castello.

Diversi rimaneggiamenti interessarono la costruzione per tutti i secoli successivi, soprattutto nel XVI e nel XVIII secolo. Gli ultimi interventi risalgono al secolo scorso, negli anni ’70, quando venne costruito il palazzo municipale e venne sistemata la piazza sottostante. L’alto campanile, che risulta annesso a quello antico, è del 1925. La chiesa subì gravi danni a causa del terremoto del 1984, e rimase inagibile per ben 19 anni. Nell’Agosto del 2002 essa ha ospitato straordinariamente la statua della Madonna del Canneto in occasione dell’ottavario della festa a lei dedicata, e tornò a riprendere le sue funzioni l’anno dopo, nell’Agosto 2003, quando dopo una solenne processione la Madonna di Canneto venne riportata in processione alla sua dimora originaria.

Le Triplici Cinte

Sul muretto alla base della chiesa, adiacente alla scalinata d’accesso sul lato sinistro, si notano in successione quattro simboli ben marcati, di cui tre sono Triplici Cinte mentre l’ultimo risulta essere un Centro Sacro multiplo (alquerque). Poiché la chiesa ha subito nei secoli diverse opere di modifica e di ristrutturazione, difficile stabilire se questi simboli esistevano già nel primitivo impianto, e siano stati mantenuti nei rimaneggiamenti successivi, oppure sono di epoca più recente

La Triplice Cinta: simbologia

Il simbolo della Triplice Cinta è molto antico, di incerta origine e di oscuro significato. È presente in tutto il mondo ed è stato individuato persino presso civiltà preistoriche e megalitiche. Triplice è la cerchia druidica delle mura dei Celti e nella Bibbia troviamo menzionati i tre cortili cinti da pietre del Tempio di Salomone (I Re, 7, 12), ma anche la Gerusalemme Celeste con dodici porte (Apocalisse, 21) mostra il medesimo schema. Nel Medioevo si trova in varie versioni nelle cattedrali gotiche (come Amiens e Somme) e venne adottato dai Templari che lo usavano per contrassegnare dei luoghi di particolare sacralità tellurica. In ambito architettonico religioso, la si ritrova spesso incisa sia in orizzontale, sia in verticale, sui muretti e sulle soglie dei gradini delle chiese medievali.

Scrive lo studioso italiano Aldo Tavolaro che la presenza di una Triplice Cinta indica «che ci si trova in un luogo che rappresenta l’omphalos della zona, ossia il centro di energie fisiche (correnti telluriche, magnetiche e cosmiche) che possono venire esaltate da un raggruppamento di persone legate da alta spiritualità. Di contro il luogo contrassegnato da quel simbolo è l’ombelico, il punto centrale di un territorio in cui esistono le premesse fisiche perché possano moltiplicarsi le energie psichiche emesse, per esempio, da uomini in preghiera. D’altronde anche il disegno è chiaro. La Terra, nel simbolismo sacro, è rappresentata da un quadrato che, nel caso in esame, racchiude un quadrato più piccolo e poi ancora un terzo ancora più piccolo quasi a concentrare l’attenzione, come una messa a fuoco, in uno spazio minimo centrale del disegno: l’omphalos, l’ombelico. I tratti mediani convergono anch’essi verso il centro.»

Settefrati, Chiesa di Santo Stefano Protomartire

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