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Settefrati

Il patrimonio fondiario di S. Maria di Canneto nell’agosto 1619

Come si ricorderà, era aggregato con altri benefici parrocchiali della diocesi al seminario di Sora fin dal giugno 1569 per il sostentamento del pio istituto. Dall’inventario dei beni immobili di tale chiesa, compilato nell’agosto 1619 da d. Giulio Annichino, arciprete di Settefrati, e trascritto nel “Libro verde” dell’archivio diocesano, veniamo a conoscere per la prima volta nella storia del santuario i paesi e le relative contrade (microtoponimi), dove detti beni erano
localizzati.

Ben 64 appezzamenti di terra si trovavano in territorio di Settefrati; due orti e un casalino a Settefrati centro; una terra a S. Donato V.C. (Castagneto) e un’altra a Gallinaro (Rio); alcune piante d’olivo erano poste a Picinisco in due siti diversi ed altre a Posta (Posta Fibreno) in tre siti diversi.

Dal che si deduce che la quasi totalità delle proprietà della chiesa di Canneto erano localizzate nel territorio di Settefrati e perciò esse provenivano dal gran cuore di quegli abitanti, che fin da remote età, come si evince qui chiaramente, erano profondamente devoti e munifici verso il santuario, che la Provvidenza aveva posto dentro i confini del loro paese.

Difatti il documento dell’agosto 1619 è la testimonianza più antica, più splendida e convincente del loro indefettibile amore ed attaccamento a quell’augusto tempio della Vergine.

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