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Settefrati

Descrizione di Settefrati nel 1574

Giulio Prudenzio di Alvito, nipote di Mario Equicola e cortigiano di Federico Gonzaga prima e di Vittoria Colonna poi, ritiratosi nella vecchiaia in Alvito, pensò, primo fra i pochi colti conterranei, di scrivere una «Discrizione d’Alvito et suo Contato raccolta parte dal trovato, parte dal visto et parte dallo inteso». Il contado alvitano, in quel tempo, comprendeva Atina, Picinisco, San Donato, Gallinaro, Vicalvi, Campoli, Posta, Belmonte e Settefrati, il quale paese, «in catasto», contava «fochi 123».

La descrizione del Prudenzio, facente parte di una miscellanea storica di memorie cominesi, è presso l’illustre famiglia Visocchi di Atina, la quale con illuminata e non comune cortesia permise all’esimio Prof. D. Santoro di darla alla luce nel 1908. Ecco il brano riguardante Settefrati ed il Santuario di Canneto.

«Che Settefrati sia così detto dalli sette fratelli già santi, vi è che nella leggenda loro si pone esser nati in Monticello de Fundi da honorati et nobili patre et matre, et lei remasta vedova, et molto ricca, massime de bestiame, tanto che là non potean le bestie nutrirse, ordinolli che andassero per il contorno a trovar qualche paese a ciò più atto, talchè obbedentissimi arrivorno nel Cominio, et se elessero il luoco, dove hora è Settefrati, da loro edificato, et viveano assai bene con le facoltà et bestiame loro. Poi, perseguitandosi li Christiani, et insieme messi in dura pregione, da lor matre sempre admoniti et esortati a lasciar prima abbrusciar la carne et morire che lasciar la vera et infallibil fede de Christo, fermi et disposti così facendo con animo intrepido se acquistorno la gloria del Paradiso.

Sta posto in alto più di altra Terra di Contato, et li subiace il Castello di Alvito canne dece, visto si accuratamente dall’Abbate Tamurro d’Alvito esperto in tutte cose. Ha bellissima vista et persone segnalate et cosi dabbene come potesse desiderarse, videlicet: li Scripani, venuti da Casa Pozara; li de Antoni di Buccio; li de lacovo de Cicco; li de Cardelis, donde venne lo ecc.te mastro Gentile; li Musi, detti dalle Muse et non Musci, et altre casate assai dabbene et honoratissime.

Ha Dottori in legge et in medicina, notari et altri buoni letterati, che tutti attendono a farsi avanti con la virtú.

Il clero è honestissimo, di buon nome et esempio; le chiese bene officiate, frequentate et ordinate il meglio che si può, secondo il paese.

Le montagne sono finissime, con acqua in grande abondantia, et in esse nasce la Melfe, che all’uscir sotto un sasso porta certa arena aurata, (1) mostrando che l’acqua passi per vena di oro.


(1) Il popolino, non di Settefrati, crede che nei soli cinque giorni della festa di S. Maria di Canneto l’onda della Melfa abbia delle stellucce di oro; invece il fenomeno è continuo. Il Mella, che scriveva nel 1586, dice a proposito: «Melphis acqua, …. ex aureo minerato loco scatet, quod liquido demonstrant quaedam parvae auri scintillae, quas, dum scatet, secum continue trabit». Queste scheggette, scintillanti al sole, più che di oro sono propriamente di ferro mescolato col manganese, di cui esistono molti filoni nelle viscere dei monti settefratesi, come lan dimostrato i saggi eseguiti in varie epoche da Società industriali, che avevano intenzione di riattivare la Ferriera della Valle della Melfa, fondata da Ferdinando II e abbandonata colla caduta del governo borbonico.


Vi è una chiesa che se li dice S. Maria di Candito (oggi, Canneto), ben fabricata et con buone stantie: è luoco molto atto alla solitudine per un eremita. Se visita spesso et devotamente da convicini, et vi sono assai sante reliquie, con un pezzetto del legno della santissima Croce, dove il nostro Redentore fu chiovato et morìo per noi.

Ha in suo territorio Santa Croce, beneficio di Cavaliero di S. Giovanni, che se stima et desidera assai per essere degno et di bonissima entrata.

Ha la Magione, luoco assai dilettevole et tenuto ben caro dai passati signori Cantelmi, perchè là si mantenevano gran numero di polli.

Il paese è piú montuoso che piano; pur ve se recoglie da magnare et bere a bastanza per loro et per honorare li amici.

Le persone generalmente sono robuste; nè invecchiano assai; sono integre, accorte et la loro conversatione è molto desiderabile per la integrità, liberalità et natural bontà di essi, et la passano assai bene per essere li tempi si tristi.

Nel lor basso nasce un’acqua di poco corso; gli dicono l’Acqua santa; et ben pare che sia così, perchè da tutto il Contato e da fuori quando li figliuolini vengono fiacchi, di mal colore et senza gusto, li portano a bagnarceli: et é pur mirabil cosa che tra pochi giorni si vedono robusti et coloriti et con appetito naturale. Potrò giurare haverlo provato in una mia figliuola et haverne da molti altri inteso li miracoli».


Dal libro “Settefrati e il Santuario di Canneto nella Leggenda e nella Storia” (1910) di Achille Lauri

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